mercoledì 16 gennaio 2013

Strategie di marketing: Cannibal Holocaust

Non raccontiamoci fesserie, sapete tutti quanti che in questi giorni si fa un gran parlare di Luca Barbareschi a causa di un video in cui aggredisce un inviato delle Iene.
Mi sono trovata a leggere questo post, in cui si parla della strategia di marketing mirata al lancio della nuova stagione de Le Iene, che vede il suo punto di forza proprio nella diffusione virale di questo video.
Insomma, collegando le parole marketing e Luca Barbareschi mi è tornato alla mente un altro caso...



Non sono una fan dell' onorevole in questione, quindi non lo ricordo per la sua carriera politica.
Però sono una fan del Trash! Quindi mi ricordo di Luca Barbareschi per questo:




Un giovane Luca Barbareschi riprende un'indigena impalata (dai suoi compari reporter) in Cannibal Holocaust.



Per chi non sapesse di cosa parlo:
Cannibal Holocaust è un caposaldo del genere cannibale e una pietra miliare del Trash e dello Snuff. Ma andiamo con ordine.

Il film parte con il professor Harold Munro che si reca in Brasile alla ricerca di quattro giornalisti scomparsi da tempo, uno dei quali è per l'appunto Barbareschi. Dopo quaranta minuti di porcherie gratuite (scene di cannibalismo (vere), esecuzioni capitali (vere), lo squartamento di un topo muschiato (vero), un indigeno costretto a sniffare coca (spero finto) e lo stupro e la lapidazione di un'adultera (finto)) il nostro prof trova finalmete i cadaveri dei giornalisti e i nastri con le riprese. A questo punto torna a New York e visiona i nastri: seguono altri 40 minuti di porcherie gratuite stavolta più concentrate.
Trombate gratis, stupri di gruppo, altre esecuzioni, uccisioni (vere) di scimmie, maiali, tartarughe giganti e ragni, amputazioni, indigeni bruciati vivi, la lapidazione di un' indigena, un neonato sepolto nel fango, una donna impalata e altre amenità, il tutto compiuto dai quattro giornalisti, in seguito catturati, sventrati, stuprati e fatti a pezzi dagli indigeni.
Finita la visione dei filmati della troupe, viene decisa la distruzione dei nastri, mentre il professore si chiede chi siano i veri selvaggi.


Le parti relative al professore sono girate normalmente, mentre i filmati provenienti dai nastri dei quattri reporter sono girate con la telecamera a mano (come sarebbe successi anni dopo in The Blair Witch Project) e la pellicola è visibilmente rovinata.


L'idea che si diffuse fu che le immagini dei documentari fossero vere. Inoltre, gli attori protagonisti sparirono dalla circolazione, e aggiungiamo pure l'ultima frase che si legge prima dei titoli di coda
 "Il proiezionista Billy K. Kirov è stato condannato a due mesi di reclusione con la condizionale e al pagamento di una multa di 10.000 dollari per sottrazione di materiale cinematografico. Noi sappiamo che per quel materiale ne ha ricevuti 250.000"
che lascia intendere che qualcuno abbia davvero deciso la distruzione dei nastri in questione.

In pratica, Ruggero Deodato fece credere che gli avvenimenti narrati nel film fossero davvero accaduti, e ciò fece un'enorme pubblicità al film stesso.
Pubblicità che andò a buon fine: parliamo di 200 milioni di dollari di incasso a fronte dei circa 216mila spesi per la realizzazione. A Tokyo fu secondo (nell'anno) solo a E.T. l'extraterrestre.

In Italia le cose non andarono altrettanto bene: la strategia di marketing proposta fu estremamente credibile, al punto che il film venne ritirato dalle sale e Ruggero Deodato fu arrestato dal Tribunale di Milano con varie accuse, tra cui figuravano gli omicidi dei quattro protagonisti e della donna indigena impalata.

Per respingere le accuse, Deodato fu costretto a convocare gli attori e a rivelare che  avevano firmato un contratto nel quale si impegnavano, per un anno, a non comparire in televisione o al cinema, per dare credibilità alle voci della loro morte.
Inoltre era stato Deodato stesso a rovinare la pellicola del "documentario", per renderla più realistica.
Le accuse di omicidio caddero, ma regista, sceneggiatore, distributore e produttori vennero comunque condannati in primo grado per i maltrattamenti agli animali.
Infine, nel 1984, la Cassazione decise che il film poteva tornare nelle sale.
La pubblicità negativa ricevuta, però, allontanò gli spettatori italiani: furono meno di 14000.


Un giovane Luca Barbareschi spara ad un maiale in Cannibal Holocaust.


Ora, due parole se vi è venuta la curiosità di vedere il film:
Cannibal Holocaust è un buon film a livello tecnico (regia, fotografia, sonoro...).
Nasce come critica ai mass media: le atrocità peggiori sono compiute dai quattro reporter e da questi passate come opera dei "selvaggi", allo scopo di avere materiale shockante da vendere.
Una nota in particolare va alla tecnica della finta ripresa a mano che avrebbe, negli anni, influenzato i vari Blair Witch Project, REC, Cloverfield, Paranormal Activity e via dicendo.
Per farla breve, questo è un film che nessun amante dei B-Movies dovrebbe perdersi, fatta eccezione per i deboli di stomaco: io mi vanto di avere uno stomaco abbastanza forte, ma certe scene mi hanno fatto venire la nausea: parlo in particolare della scena dell'uccisione della tartaruga.

Un film deve essere un piacere, se vedere certe scene vi disturba cambiate film.










2 commenti:

  1. Non guarderò mai questo film O____O
    Però la strategia pubblicitaria era fin troppo efficace, per questo si è rivoltata contro Deodato stesso (senza considerare i canoni dell'epoca, era troppo violento).

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    1. Fai bene, questo è un film che consiglierei solo a poche persone dallo stomaco forte e dal trascendente amore per i B-Movies più disgustosi.

      In realtà non era troppo al di fuori dei canoni dell'epoca: il cinema d'exploitation e i mondo movies erano già affermati! Quello che era shockante era il fatto che la storia fosse data per vera, oltre, credo, alle reali uccisioni degli animali.
      E la pubblicità gli si rivoltò contro, certo, ma fino ad un certo punto: parliamo di un incasso di 200 milioni di dollari a fronte di un budget poco superiore ai 215mila!

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