domenica 14 aprile 2013

Il diavolo nella cattedrale

A tutte le persone che si preoccupano dei miei gusti in fatto di libri e mi suggeriscono di smettere di leggere Trash e di dedicarmi a qualcosa di bello: io ci ho provato, ma mi è capitato un altro libro fuffoso.
A chi mi ha consigliato questo libro dicendomi che era "molto bello ma il finale è un po' deludente": ti odio.

(Non è la storica Fantabanana Del Mistero, questo è solo un libro che mi sono trovata a leggere nel frattempo)






Nelle librerie è esploso da un paio di mesi il boom di Frank Schatzing: un giorno non esiste e il giorno dopo gli scaffali sono invasi dai suoi libri, etichettati come bestsellers.
Devo ammettere che mi ha incuriosito e, dato che ero in stazione con un lungo viaggio davanti e il lettore mp3 scarico (e approfittando del 25% di sconto) ho deciso di dargli un'occhiata, partendo dagli elogi svergognati in copertina:
«Un libro di notevole originalità... un thriller che rende la Storia non soltanto gradevole ma anche molto avvincente. Vivamente raccomandato
Library Journal

«Una storia carica di suspense, ricca di accurate ricostruzioni storiche.»
Il Messaggero

Questo era scritto sulla copertina del Diavolo Nella Cattedrale, ma la mia preferita resta quella scritta sulla copertina di Silenzio Assoluto a opera della Gazzetta del Mezzogiorno:
«Schätzing è uno scrittore perfetto.»
Era dai tempi in cui fu pubblicata la Strazzulla  che non leggevo una leccata di culo tanto spudorata.
Non ci ho mai creduto nemmeno per un istante, ma ho pensato che dati i numerosi elogi, Schatzing raggiungesse quanto meno un livello di abbondante decenza, e che questa fantomatica abbondante decenza fosse prerogativa di tutti i suoi libri, dato che lui è lo scrittore perfetto.
Alla fine ho optato per Il Diaulo Nella Cattedrale, perché come prima opera non volevo cimentarmi con un mammut fantascientifico da 800 e passa pagine ma con qualcosa di più leggero.


Il Diavolo Nella Cattedrale: EVITATELO!


Adesso, a lettura ultimata, posso dire che Il Diavolo Nella Cattedrale è fuffa allo stato puro.
Ecco i principali difetti:



L'assurdità della trama:
Colonia, anno 1260: Jacop, un ladruncolo stranamente acculturato con capelli da manga, si introduce indisturbato nel giardino dell'arcivescovo per rubare delle mele. Assiste da lì all'assassinio dell'architetto Gerhard Morart, gettato nel vuoto dalla sommità del duomo in costruzione da Urquhart: un mamozio enorme che Jacop prova inutilmente a scambiare per il demonio per esigenze di trama. Davvero, ci prova a convincersi ma non ci riesce.
Jacop si trova così inseguito dall'assassino più retard della storia (che quando uccide non controlla nemmeno di aver ucciso la persona giusta), fermamente deciso ad eliminare il ladruncolo per non lasciare testimoni. Peccato che nel farlo si lasci dietro una scia di testimoni molto maggiore.
Provando a salvare la pellaccia Jacop farà numerosi incontri anacronistici: Richmodis, l'emancipata figlia del tintore; Goddert il tintore, che accetterà di buon grado che a sua figlia piaccia un ladro e infine Jaspar, decano e tuttologo di professione che ama esporre teorie di stampo incredibilmente moderno su ebrei, crociate, nobili, religione e clero.
L'indagine che segue si prefigura come un'interminabile guerra di ingegno tra dementi a rotelle, ma l'autore interviene disseminando Deus Ex Machina vari che permetteranno alle due parti di avvicinarsi pur restando in sostanziale parità, fino al prevedibilissimo finale.
E questo è niente, solo un riassuntino, ma il libro è pieno di scene forzate e personaggi che agiscono in maniera completamente illogica.

Ecco qualche esempio:
Jacop ha assistito all'assassinio di Gerhard. Urquhart lo ha visto, lo segue e capisce che è solo un ladro a cui verosimilmente nessuno crederà, ma decide di farlo fuori comunque. Invece di freddarlo con un dardo nella schiena, lo segue e, visto che è un uomo educato, gli da modo di parlare con Tilman (un mendicante) e altri amici, per non dire che gli concede persino di entrare in un bordello, dove Jacop potrebbe raccontare ciò che ha visto a tutti, ad insaputa del suo stalker.
Urqy aspetta pazientemente che Jacop finisca i suoi affari e quando vede uscire un uomo con indosso la mantella di Jacop lo segue arciconvinto che sia lui, nonostante gli appaia diverso per camminata e statura. Poi lo uccide, lasciando il dardo del balestrino nel cadavere e non controllando chi ci sia effettivamente sotto la mantella: se avesse controllato avrebbe scoperto che sotto la mantella non c'era Jacop ma Tilman. A questo punto torna al bordello e, dopo essersi intrattenuto a parlare con il proprietario, sale dalla stessa ragazza con cui si era intrattenuto Jacop, Maria. Maria non sa niente, ma Urqy pensa bene di ucciderla lo stesso, lasciando un testimone (il proprietario del bordello che lo ha visto salire) e una prova che collega l'omicidio di Maria a quello di Tilman (un altro dardo). Siamo appena all'inizio e già il nostro assassino può essere collegato a ben due omicidi.
Ora, se Urquhart arrivasse davvero ad ammazzare Jacop, sarebbe semplicissimo collegare quest'omicidio a quelli di Maria e Tilman, e dato che Urqy non passa inosservato (mamozio enorme con lunghi capelli biondi) e ha anche dato modo al proprietario del bordello e ad un paio di ragazze di osservarlo per bene, può essere ricollegato all'assassinio di Jacop in un paio di petosecondi. E se Jacop avesse disgraziatamente svelato ciò che ha visto a qualcun'altro nel bordello (e avrebbe potuto farlo), il suo assassinio andrebbe solo ad avvalorare la tesi che la morte di Gerhard Morart non sia stata un incidente!
Mentre se Urquhart avesse lasciato perdere Jacop sin dall'inizio, quest'ultimo avrebbe fatto la figura del pazzo vaneggiante e nessuno gli avrebbe creduto.


Salve e scusate l'interruzione, sono Ezio Auditore e parlo a nome dell'intera
categoria degli Assassini. Ci teniamo a specificare che il signor Urquhart non
risulta essere affiliato a noi o a qualunque altra setta di assassini.
No, neanche a quella della Troisi.
Oltre a starsi fregiando illecitamente di un titolo che non gli appartiene, questo
signore sta gettando il discredito più totale sull'intera categoria con le sue
azioni illogiche e insensate.
Non credetegli quando afferma di essere un assassino e se volete un assassino vero
rivolgetevi pure al nostro centralino. Grazie e buon proseguimento.»




Totale mancanza di un vero e proprio metodo d'indagine.
È gravissimo, dato che la storia si basa sulle indagini contrapposte di Jacop/Jaspar e di Urquhart/l'Alleanza di nobili che lo ha assoldato.
Ogni giallo che si rispetti ha il suo metodo d'indagine: Auguste Dupin utilizzava il ragionamento analitico, Sherlock Holmes iniziò ad utilizzare l'analisi scientifica, Miss Marple si basava principalmete su pettegolezzi e altre notizie...
Il metodo investigativo di Frank Schatzing invece si basa su due cose: Deus Ex Machina e ragionamenti campati per aria.

Eccovi un paio di esempi:
Jacop ha visto qualcuno spingere giù Gerhard Morart, ma due testimoni affermano che sia caduto da solo. Questo è il ragionamento di J&J (Jacop & Jaspar):
«Semplice: avete detto che ci sono due testimoni che hanno parlato di incidente. Ora, [...] se il vostro racconto è vero, quei due devono aver mentito. [...]»
«Hanno mentito, in apparenza senza nessun vantaggio. A meno che non siano loro gli assassini.»
« [...] sull'impalcatura avete visto un assassino solo, che vogliamo supporre non essere il diavolo. Dov'era il secondo testimone?»
«Lassù non c'era nessun altro.»
«Appunto. I nostri zelanti testimoni non hanno ucciso nessuno, però sono in combutta con l'assassino. Perché? Perché li ha comprati! [...] Io, però, mi spingerei oltre e arriverei ad affermare che il nostro amico si poteva permettere la morte di Gerhard. Per corrompere qualcuno ci vogliono soldi. Certo, può anche darsi che i testimoni fossero in debito con lui. Non importa. In ogni caso, si sono venduti.
Qui Jaspar arriva alla conclusione giusta (che l'assassino sia ricco) per pura volontà dell'autore, perché a me vengono in mente almeno un altro paio di ipotesi altrettanto valide:
  • Gli assassini erano tre, uno solo dei quali materialmente responsabile mentre gli altri due facevano da testimoni. Tutti e tre avevano qualcosa da guadagnare dalla morte di Gerhard Morart quindi non c'è stata nessuna compravendita di testimoni.
  • I due testimoni erano in debito con l'assassino per altre cose indipendenti dal danaro, quali ad esempio una falsa testimonianza precedente.
  • I testimoni erano amici o parenti dell'assassino e lo hanno coperto.
  • I testimoni hanno visto la scena da un'angolazione dalla quale non era possibile scorgere l'assassino, quindi non mentono quando dicono di aver visto Gerhard cadere da solo.
Il problema è che queste deduzioni poi non solo si rivelano puntualmente esatte, ma J&J portano avanti la loro indagine sulla base di queste deduzioni campate per aria! In pratica il libro va avanti perché J&J hanno culo!


L'investigatrice perfetta secondo Frank Schatzing.



Qui invece si discute delle ultime parole di Gerhard Morart:
«Questo ci riporta alla domanda iniziale: che cosa intendeva Gerhard con le parole: è sbagliato
«Forse si riferiva al futuro. [...] Qualcosa che deve ancora succedere. Qualcosa di importanza tale da richiedere le sue ultime parole. [...] » [...]
« [...] Eccellente, Volpe! [...] Gerhard Morart ha saputo qualcosa che non doveva sapere. Lo hanno ucciso perché portasse questo segreto, cioè il segreto del suo assassino, nella tomba. [...] probabilmente si tratta di un altro crimine. Un crimine che non è ancora stato commesso.» [...]
«Forse un altro omicidio
Ci risiamo, J&J arrivano alla conclusione giusta perché si, perché lo scrittore perfetto ha deciso così.
Forse si riferiva al futuro, ma forse poteva anche riferirsi al passato: magari Gerhard ha assistito a un crimine già commesso e vuole fare la spia, che ne sanno J&J che non sia andata così?
O ancora: è sbagliato potrebbe riferirsi a qualunque cosa. Perché non potrebbe essere riferito, ad esempio, alla costruzione del duomo? Magari Gerhard ha scoperto che i carpentieri risparmiano sui materiali e si intascano la differenza, e ad averlo fatto fuori sono stati gli stessi carpentieri, che essendo più di uno non avrebbero neppure bisogno di pagare dei testimoni.
Oppure, perché l'altro crimine deve essere per forza un omicidio? Gerhard non potrebbe aver scoperto che Mathias Overstolz, uno dei boss dei cattivi, è presidente del Federico Moccia Fans Club, e il buon Mathias lo ha ucciso per salvare la propria reputazione?
Scrittore perfetto un paio di palle, qui il libro va avanti grazie a deduzioni campate per aria a partire da elementi insufficienti!


Altro esempio: J&J hanno scoperto che l'assassino è un ex crociato, a partire dal fatto che utilizza un balestrino a una mano. Anche qui sorgerebbero domande ma andiamo avanti, ecco un pezzo del discorso:
« [...] È intelligente, abile e veloce, potrebbe avere un'enorme forza fisica e, come se non bastasse, è un eccellente tiratore. I crociati, però, erano per lo più babbei fatti e finiti. Uno come il nostro assassino apparteneva forse all'élite
Certo, perché infatti è risaputo che per arruolarti per le crociate dovevi compilare il test del QI: se il tuo QI raggiungeva le due cifre ti rispedivano a casa con un calcio in culo!
Un balestriere addestrato non deve per forza appartenere all'élite (i balestrieri divennero un corpo d'elité dopo l'introduzione degli archi metallici), per non dire che una balestra è relativamente semplice da usare, soprattutto se è leggera e devi colpire da una distanza di un paio di metri, come fa Urquhart per tutto il romanzo.
Inoltre la forza fisica la sviluppa chiunque sia costretto a lunghe marce con indosso un'armatura che pesa diverse decine di chili.
L'assassino potrebbe essere un qualunque tizio abbastanza ricco da potersi permettere un'armatura per le crociate, ma questo J&J non lo prendono nemmeno in considerazione. E ancora una volta arrivano alla conclusione giusta grazie soltanto ad una prodigiosa botta di culo.
PS: Come già starete iniziando a capire, Urquhart è tutto fuorché intelligente.


Deus Ex Machina: Urquhart è stato assoldato da dei nobili, che fanno capo alla casata degli Overstolz. Per rintracciare Jacop, Mathias Overstolz mette a disposizione di Urqy una mezza dozzina di servi che lo aiutino nelle ricerche.
A questo punto della storia Jacop è nascosto sotto un carro per sfuggire agli inseguitori, ma ancora non sa per conto di chi agiscano. Ecco come lo scopre:
«Cos'ha rubato il vostro ladro?» [...]
«Ha rubato un fiorino al nostro nobile signore Mathias Overstolz [...] In mezzo alla strada, proprio davanti alla sua casa nella Rheingasse.» [...]
«Il nobile Overstolz non ama essere derubato.»
«No, e non ama nemmeno che perdiamo tempo in chiacchiere» [...]
«Mathias andrà su tutte le furie», disse piano uno degli sgherri.
«Figurati il suo strano amico», replicò il secondo.
«Il domenicano con i capelli lunghi?»
«Esatto.»
Un Deus Ex Machina becero come non ne vedevo da tempo!
I due servi non solo sputtanano il loro mandante, non solo sputtanano la sua alleanza con il domenicano con i capelli lunghi (Urquhart), ma evidenziano anche la loro idiozia sottolineando il fatto che Mathias non vuole che perdano tempo in chiacchiere!
Non solo perdono tempo, ma fanno pure l'enorme piacere a Jacop di comunicargli chi sia a volerlo morto! Questo è un doppio cetriolo nel sedere di Mathias Overstolz!


Non temete, Schatzing è per la parità. In quest'altra scena dissemina Deus Ex Machina a favore dell'Alleanza:
Jaspar ha intenzione di interrogare i due testimoni pagati da Urquhart e va da Bodo Schuif, un suo amico scabino (una sorta di giudice), per farsi dare i nomi. Pur sapendo che Bodo è un chiacchierone Jaspar non gli chiede di tenere la bocca chiusa, e infatti nel capitolo seguente Bodo racconta tutta la storia ad un altro scabino. Vediamo se indovinate quale:
  • A) Teoderich Overstolz
  • B) Teoderich Overstolz
  • C) Teoderich Overstolz
  • D) Un qualunque altro scabino
  • E) Teoderich Overstolz
Scommetto che nessuno ha risposto D. E infatti Bodo, tra tutti gli scabini, va a parlare proprio con uno dei congiurati, che fa la spia e fa uccidere i testimoni prima che Jaspar possa interrogarli. Ben fatto Frank!



Quasi totale mancanza di suspense
Ci saranno si e no una trentina/quarantina di pagine (su circa 450) che scorrono velocemente, di cui una ventina alla fine e le altre sparse.
Il ritmo in generale fatica a decollare perché l'autore esagera con i cliffhanger: in media, 7 paragrafi su dieci ne contengono uno alla fine. I paragrafi poi difficilmente raggiungono e superano le 5 pagine di lunghezza, dopodiché cliffhanger e fine del paragrafo, a cui segue puntualmente un paragrafo inutile che parla di Johann Overstolz che si sbrodola, Kuno che frigna, Goddert che consegna le balle di tessuto o altre boiate del genere. Risultato: il ritmo è spezzato e il lettore è stizzito.
Ora per quanto Schatzing possa essere bravo non riesce a far prendere ritmo alla narrazione in 5 pagine, se poi interrompe pure la scena appena inizia ad essere interessante allora è un disastro!
Frank ti prego, allunga i paragrafi! Danke.

Come se tutto ciò non bastasse, Schatzing escogita sotterfugi infimi per cambiare argomento non appena si inizia a parlare di qualcosa di utile per l'indagine: Jacop sta per rivelare le ultime parole di Gerhard Morart quand'ecco che si addormenta ubriaco, Kuno sta per sputtanare i piani dell'Alleanza a J&J ma sviene, Jacop capisce quale sia lo scopo dei nobili ma si trovano Urquhart fuori alla porta di casa e non lo dice...
Questo stratagemma è passabile una prima volta ma solo se gestito alla perfezione e non come Deus Ex Machina per allungare il brodo, figuriamoci poi quanto possa essere bello leggere un libro che ripropone sempre questa soluzione...


Inconsistenza dell'ambientazione
Resa ancora più insostenibile dall'enorme quantità di informazioni sulla vita nella Colonia del 1260 che l'autore inserisce alla Cazzo Di Cane.
Può sembrare un controsenso che un dettaglio sull'ambientazione la renda inconsistente, quindi mi spiego: le informazioni sull'ambientazione non vengono date in maniera naturale attraverso le azioni dei personaggi, ma vengono inserite come vere e proprie lezioncine di storia attraverso Jaspar o il narratore onnisciente. Un esempio: siamo a pagina 45 e ancora non è successo nulla; l'autore pensa bene di inserire di punto in bianco tre pagine di sproloquio sullo status muri e sulla guerra tra Barbarossa ed Enrico il Leone, senza che nessuno di questi due argomenti abbia un' effettiva utilità ai fini della storia.
Leggendo Il Diavolo Nella Cattedrale non si percepisce la Colonia del 1260, ma solo Schatzing che ti fa la lezioncina di storia.
Togliendo queste parentesi la storia vera e propria potrebbe essere ambientata tanto a Colonia nel 1260 quanto a Vergate Sul Membro nel 2050 con Schatzing che vi descrive la Colonia medioevale, non notereste la differenza.
Lezioncine di storia a parte, le descrizioni dell'ambiente sono al minimo: una cosa è dire "Jacop si sedette e bevve" e un'altra è dire "Jacop scavalcò la vecchia panca e si sedette al tavolo. Davanti a lui c'era un grosso boccale in legno. Lo afferrò e bevve". Quale delle due frasi vi fa visualizzare meglio la scena? La seconda.
Se poi alla panca e al boccale aggiungessi che Jacop mangia con le mani da un piatto in legno, riuscireste a visualizzarlo meglio? Si, e così via con altri dettagli.


È più chiara la differenza, adesso? :)


Senza bisogno di scomodare Ken Follett e I Pilastri Della Terra, dato che sarebbe come voler spiegare la capienza di un bidet paragonandola a quella di una piscina olimpionica, vi porto un piccolo esempio tratto da Il Segreto Della Cappella di Candace Robb (ambientato nella York del 1365) che ha pure un numero di pagine simile a quello de Il Diavolo Nella Cattedrale, quindi non si può dire che bisogna scrivere per forza mammuttoni da 800 e passa pagine per rendere l'ambientazione:
Jasper si sfilò il farsetto nuovo; doveva averne cura, ne avrebbe avuto bisogno di nuovo per l'incontro con il presidente della corporazione dei merciai. Ripiegò il farsetto e lo mise in una cassapanca che conteneva i beni della madre, una tazza di legno intagliata e un arco lavorato che era appartenuto al padre di Jasper. Il ragazzo era stanco morto, si sdraiò sul pagliericcio accanto alla madre febbricitante e si addormentò.
Nonostante la stanza non avesse finestre, Jasper fu svegliato dai rumori della città. Le pareti erano sottili, la stanza era fredda d'inverno e calda d'estate. Le campane suonavano, le imposte sbattevano, qualcuno gridava, salutava un vicino a gran voce, un cane abbaiava e guaiva come se lo stessero bastonando. La madre di Jaspar continuava a dormire con le coperte tirate fin sopra il mento. Jasper si liberò nel secchio che si trovava in un angolo della stanza, lo portò fuori e ne svuotò il contenuto nel canale di scolo che scorreva al centro della strada. Sarebbe stato multato se lo avessero visto, ma non poteva perdere tempo, doveva tornare subito dalla madre. 
Indovinare il luogo e l'anno esatto da questo passaggio è impossibile, ma si capisce che ci troviamo in una città medievale... e il tutto senza sproloqui chilometrici sulla guerra dei cent'anni!

Schatzing invece che fa? Butta a casaccio pagine e pagine di storia medievale, senza curarsi di niente.
Questi intermezzi, se inseriti meglio, sarebbero stati indubbiamente interessanti, ma così sono solo fastidiosi: si vede chiaramente lo scrittore perfetto che fa capolino e dice "Hey, hai visto come sono stato diligente? Ho studiato lo status muri!".

Altro enorme problema: le informazioni in questione sono interessanti, ma infilate malissimo e nei punti sbagliati. Un esempio: tutte le volte che Jaspar inizia a cianciare di crociate o delle beghe di Konrad Von Hochstaden con i nobili di Colonia invece di preoccuparsi dell'assassino che hanno alle costole, facendo tra l'altro intuire persino al lettore il cui QI non raggiunga quello del crociato medio che questi due argomenti avranno un certo peso nella soluzione dell'enigma.

Ripeto: non è un problema tutto il materiale storico che Schatzing utilizza, è un problema il modo in cui lo utilizza.

Inoltre, è perfettamente inutile inserire tutte queste belle storielle medievali se poi i personaggi parlano ed agiscono in maniera decisamente moderna (ehi Jaspar, decano di Santa Maria Maddalena che non crede nel diavolo, non è timorato di dio e non crede nell'intervento divino, sto parlando proprio di te! È inutile che fai finta di non capire!).
Il Diavolo Nella Cattedrale non ti trasporta nel medioevo anche perché i personaggi sono moderni, e non bastano tutti gli status muri del mondo per controbilanciare questo.
 


I personaggi.
Partiamo con lo specificare che Schatzing utilizza il classico narratore pseudo-onnisciente che ogni tanto si fa una capatina nei pensieri di qualcuno. Ogni tanto.
Il che è quasi bene dal punto di vista della correttezza stilistica, ma è male se consideriamo che l'introspezione nei personaggi è prossima allo zero assoluto. Risultato? La maggior parte dei personaggi non vi farà né caldo né freddo, un paio vi staranno moderatamente simpatici ma non troppo, mentre molti altri li odierete per come lo scrittore perfetto li infila alla CdC interrompendo ogni azione minimemente interessante (leggi: paragrafi con Goddert che si perde in pensieri inutili mentre Kuno e Daniel Overstolz si ammazzano).
Ancora, tutti i personaggi parlano allo stesso modo: il ladro, il commerciante, il decano, il nobile...

Adesso vediemo qualche personaggio nel dettaglio:
  1. Jacop: il ladruncolo protagonista, va fiero della sua chioma rossa e ribelle in cui le donne adorano mettere le mani, senza nessun timore di zecche e pidocchi.
    Jacop è stranamente acculturato per essere un derelitto, eccolo qui mentre mette in fila un periodo stranamente complesso per uno che nemmeno sa leggere, senza sbagliare nemmeno un congiuntivo.
    Jaspar: «Chi dice che vi odio?»
    Jacop: «Nessuno. Ma in questo momento state pensando: Se non avessi mai incontrato questo maledetto furfante, se non lo avessi mai aiutato, Rolof sarebbe vivo e nessuno si troverebbe in pericolo. State mettendo a confronto la mia vita con quella di Rolof e Richmodis. Un confronto da cui esco sconfitto, lo so. Ma so pure che forse questa è la vostra ultima occasione per decidere. Non dovete mentire né a me né a voi stesso. Posso sopportare tutto, nella vita e nella morte, tranne il disprezzo di un buon samaritano che mi aiuta, ma non lo fa per me, bensì per avere la coscienza a posto. [...] Non c'è bisogno che qualcuno mi dica che la mia vita vale meno di quella di altri. Mandatemi via, se volete. Ma non privatemi dell'orgoglio.»
     Eccolo qui invece mentre si cimenta col latino:
    [Jaspar:] « [...] Borghesi, commercianti, religiosi e uomini d'armi, decisamente troppi, si fecero strappi a forma di croce nelle vesti al grido di: Deus vult, Deus vult!»
    Tacque per un po'. Jacop non chiese quale fosse il significato di quel grido di battaglia. Riusciva a immaginarlo.
    Come riusciva a immaginarlo? Jacop non parla il latino e, per sua stessa ammissione, nemmeno conosce una preghiera. Come fa a immaginarne il significato?
    Magari a noi italiani sembra semplice intuirlo, Deus vult è simile a Dio lo vuole, ma vi ricordo che Jacop è tedesco, e in tedesco Dio lo vuole si dice Gott will, che non ricorda assolutamente Deus vult!

  2. Jaspar: un personaggio messo probabilmente per esprimere le idee dell'autore all'interno della storia.
    Jaspar è quello che parla contro l'antisemitismo, contro le crociate e contro lo strapotere di nobili e clero. Ingaggia spesso battaglie verbali con Goddert, nelle quali supporta tesi moderne lasciando al tintore quelle più antiquate.
  3. Richmodis: una ragazza stranamente emancipata, che nel 1260 non si fa problemi a farsi vedere in compagnia di un uomo seminudo e a portarselo in casa mentre il padre è assente.
  4. Mathias Overstolz: cattivo.
  5. Blithildis Overstolz: vecchia e cattiva.
  6. Johann Overstolz: ??????????????????

  7. Kuno Kone: un obbrobbrioso Deus Ex Machina affetto da FARS (Feelings and Actions Randomization Syndrome) che in un capitolo implora Mathias e Johann di riprenderlo nell'Alleanza e in quello dopo li tradisce per salvare la sconosciuta Richmodis. Inoltre rivelerà a J&J i nomi dei congiurati e di Urquhart (leggi: ennesimo Deus Ex Machina per permettere ai protagonisti di identificare i cattivi).

     
  8. Urquhart: il mio preferito per quantità e qualità di retard.
    Urqy sarebbe (il condizionale è d'obbligo) un assassino superfigo consigliato dal conte di Julich in persona ai congiurati. Fisicamente è un mamozio abnorme con lunghissimi capelli biondi e un'incredibile abilità nel parkour, mentalmente è un deficiente a manovella.
    La sua storia potrebbe essere interessante (un uomo impazzito dopo il massacro di infanti di Damietta), ma è trattata con una superficialità tale da rovinare tutto. Inoltre durante tutta la storia non avrà mai comportamenti disturbati né altri problemi né nulla di più grave di un paio allucinazioni in punti morti della storia.


Il conte di Julich suggerisce ai congiurati di assoldare Urquhart.



Scene talmente orride da condannare da sole il libro al caminetto
Eccovele in ordine cronologico:

1) Le ultime parole di Gerhard Morart prima di morire. Non fraintendetemi, il problema non è cosa dice, il problema è che dice qualcosa: il tetto del duomo di Colonia è alto circa 61 metri, dopo una caduta del genere è già un miracolo se riesci ad aprire gli occhi prima di morire, figuriamoci se riesci a parlare! Per rendere meglio l'idea, la torre di Pisa è alta 56 metri: osservate l'immagine qui sotto e ditemi se vi sembra possibile sopravvivere ad una caduta del genere, fosse pure per dire due parole.


Io dico di no.


2) Urquhart che uccide Maria e Tilman scambiandolo per Jacop. Sigh.


3) Urquhart ha appena chiuso Jacop in un vicolo cieco. Jacop gli corre incontro e Urquhart, inspiegabilmente e contro ogni logica, lo supera con un salto e lo lascia passare. Vi ricordo che Urqy è il doppio di Jacop, oltre ad essere armato e addestrato: non c'era nessuna possibilità che uscisse sconfitto dallo scontro. Come se ciò non bastasse, gli dà pure il vantaggio seguendolo a passo di tartaruga con le emorroidi. E giusto perché si può fare di peggio, Jacop convince un monaco a farlo entrare nel convento: a questo punto la distanza tra lui e Urquhart è tale da consentire a Jacop di udire i passi di Urqy che si avvicinano, ma stranamente Urqy non sente Jacop implorare il monaco di lasciarlo entrare.


4) Jaspar sta per parlare con i testimoni pagati da Urquhart. L'Alleanza lo viene a sapere grazie al Deus Ex Machina chiamato Teodorich Overstolz e manda Urqy ad eliminarli. Urqy li rintraccia in meno di quattro ore (non viene spiegato come) e li raggiunge ai bagni pubblici dove, nascosto dietro un telo, ne tortura e uccide uno. Nei bagni si trovano parecchie persone, ma nessuno sente il testimone urlare perché coperto dal rumore di un'arpista che suona. Dopodiché Urqy raggiunge l'altro testimone e lo affoga in una vasca piena di persone, senza che nessuno lo noti.


5) Urquhart è entrato nella soffitta di casa di Goddert. In casa ci sono, in ordine decrescente di pericolosità, Jacop, Jaspar (magrolino e debole) Goddert (ha l'artrite) e Richmodis (una ragazza), e infine Kuno (ferito e febbricitante). Urquhart è un demente a propulsione, e invece di attaccare l'allegra combriccola e stecchirli tutti all'istante dà loro tutto il tempo per organizzare un piano. Inoltre ha una sola freccia nella balestra quindi può ucciderci solo uno dei presenti, mentre gli altri dovrà affrontarli in corpo a corpo.
Secondo voi, chi sarà il fortunato vincitore dell'Unica Freccia?
  • A) Kuno
  • B) Kuno
  • C) Kuno
  • D) Indubbiamente Kuno
  • E) No, dai... Urquhart non è così stupido, la utilizzerà per Jacop o per qualcun' altro! Vero?
          ... Aspetta... non dirmi che la usa davvero per ucciderci Kuno... nooooo!
Difficile la scelta eh?
Nel momento esatto in cui Jacop inizia a domandarsi se davvero Urqy sia in soffitta, Kuno si alza (ripeto: è ferito in due punti, ha perso un botto di sangue e ha la febbre alta) e inizia a delirare, e qui  avrete già capito che tutte le risposte sono esatte: Urqy piomba dalla soffitta e spreca la sua unica freccia per l'unico personaggio che non rappresenta un pericolo. E intanto il conte di Julich se la ride pensando a come ha fregato i nobili di mezza Colonia.


6) Urquhart è sul tetto del duomo di Colonia, deciso ad uccidere l'arcivescovo Konrad Von Hochstaden con il suo balestrino. L'arcivescovo non è sul tetto, ma a terra.
Qualcuno avrà sicuramente capito dove voglio andare a parare, mentre per chi non l'avesse ancora capito ecco un aiutino: vi ricordo che il tetto del duomo di Colonia è alto 61 metri, quindi il dardo deve percorrere almeno questa distanza prima di raggiungere l'arcivescovo.
Eheheheheheheh già sento qualcuno che ride!
Il buon Frank Schatzing infatti ignora il discorso sulla gittata di una balestra: le balestre medioevali avevano una grande capacità di penetrazione rispetto agli archi ma erano molto meno precise (a dispetto di ciò che ne dice Schatzing). Di conseguenza, la gittata utile di una balestra (ossia la distanza massima dalla quale un buon tiratore non manca di troppo il bersaglio) era molto ridotta! Ora io sono buona e suppongo che non ci sia un filo di vento, la giornata sia ottima, Urqy sia un Guglielmo Tell antelitteram e che una balestra possa essere precisissima entro cento metri. Il che è già assurdo tenendo conto che ancora non esistevano gli archi metallici per balestra, ma c'è di peggio: il conto fatto finora riguarda una balestra a due mani, mentre Urquhart utilizza un balestrino ad una mano! Ora io mi sento molto buona, e faccio conto che un balestrino abbia una gittata dimezzata rispetto alla balestra a due mani (in realtà sarebbe anche minore). Risultato? La gittata della balestra di Urquhart è insufficiente per colpire il bersaglio.
Ora Urquhart viene fermato da J&J, ma anche se fosse riuscito a scagliare il dardo, avrebbe nel migliore dei casi mancato l'arcivescovo di 20-30 cm; nel peggiore avrebbe visto il suo dardo perdere quota e finire a terra prima di raggiungere il bersaglio.


7) Dopo un intero libro in cui l'autore ci ammorba lo scroto descrivendoci le azioni dei vari Johann, Mathias Teoderich, Blithildis e compagnia cantante, un povero lettore si immagina quanto meno che questi personaggi ricevano un trattamento decente nel finale.
Invece no. Ecco cosa ci riserva lo scrittore perfetto nel finale:
Nessuno seppe cosa concordarono Jaspar Rodenkircher e Johann Overstolz la mattina del 14 settembre, anno del Signore 1260.
Al termine del colloquio, però, ogni minaccia era venuta meno, e non era mai esistita nessuna congiura. La morte del mastro costruttore del duomo era stata un incidente e il povero Rolof era stato aggredito da un ladro. [...]
«Non avete più nulla da temere, volpacchiotto. Johann ha minacciato guerra e io pure. Ognuno ha promesso di far passare un inferno all'altro se non fosse tornata immediatamente la pace.» Ridacchiò «Per raggiungere lo scopo ho anche raccontato qualche frottola. Ma solo un paio.»
«Cosa gli avete detto?»
«Meglio che non lo sappia nessuno. Non ne parliamo. Sono amico del sapere, ma troppo può portare sfortuna.»
E in "nessuno" è incluso ovviamente anche il lettore, che dopo aver speso almeno almeno 10 euro per comprare il romanzo non merita nemmeno un finale decente.
Caro Frank, ci hai rotto il cazzo per un libro sano infilando paragrafi interi che parlano di Johann,  Mathias, Daniel, Blithildis e via dicendo, il minimo che puoi fare è spiegarci come finiscono le loro storie. E poi, al lettore non piace leggere 450 pagine di libro per arrivare ad un finale tarallucci e vino, soprattutto se non viene spiegato come ci si arriva!
Non puoi scrivere un pezzetto del genere per terminare la storia, perché se deve essere questo il livello di approfondimento della vicenda tanto vale leggere la trama da Wikipedia invece di comprare il libro, qual è la differenza?



L'autore che si percula da solo
Questa è la parte migliore del libro: un paio di uscite particolarmente infelici.
Autentiche perle di umorismo involontario:

Urquhart era ben lungi dal cedere alla vanità, ma conosceva pochissime persone con una mente altrettanto capace di comprendere schemi e soprattutto pensare in modo logico.
Certo. Disseminare Colonia di testimoni per eliminare una persona che non rappresenta una minaccia, evitare uno scontro dal quale usciresti sicuramente vincitore permettendo così al tuo bersaglio di fuggire, uccidere la persona sbagliata senza controllare neanche dopo, uccidere una prostituta che non sa niente quando tutti sanno che sei stato il suo ultimo cliente, sprecare la tua unica freccia per una persona che non rappresenta un pericolo e provare ad uccidere l'arcivescovo da una distanza superiore alla gittata della tua arma sono tutte manifestazioni di una mente in grado di pensare in modo logico...


« E voi, Jacop, mendicante senza Dio? Vi siete mai preoccupato della fede, di paradiso e inferno? Non conoscete nemmeno una preghiera! Com'è che all'improvviso vi mettete a cianciare del diavolo?
Ecco. Quello che dicevo dall'inizio.
Jacop che crede di aver visto il diavolo è credibile come Daniele Bossari che parla di UFO: si vede lontano un chilometro che non ci crede, ma se ne finge convinto davanti al lettore per esigenze di trama.
Il problema è quando stesso lo scrittore ti sbatte in faccia quanto sia impossibile ciò che il protagonista dovrebbe credere, come in questo caso.



Theoderich Overstolz: « [...] Sarebbe stato meglio se Urquhart avesse lasciato perdere il Rosso.» [...]
Mathias: «Credo che abbiamo ancora una possibilità. Se riusciamo a dimostrare che il Rosso è un ladro e un bugiardo, la gente non crederà nemmeno a quelli che ha convinto.
Questa è la mia preferita!
Tutti gli eventi sono stati messi in moto dalla decisione di Urquhart di uccidere Jacop, quindi sentire Teoderich e Mathias sottolineare la dannosità del gesto non fa altro che evidenziare quanto sia traballante la trama.
Tanto più che stanno sottolineando un'ovvietà a cui il 90% dei lettori è già arrivata...


Lati positivi
Ebbene si, questo libro ha anche dei lati positivi, anche se non bastano a controbilanciarne i difetti.
Il primo, grande pregio è nello stile: l'autore ha una buona proprietà di linguaggio, ma non utilizza periodi oscenamente e inutilmente complessi solo per fare sfoggio delle proprie capacità.
La lettura, togliendo i paragrafi morti, scorre tranquilla e difficilmente vi troverete a rileggere una scena perché non l'avete capita.
Le descrizioni dei personaggi (quando ci sono) sono ben fatte, non il classico piattume fentesi del tipo "occhi azzurri come il mare, capelli lisci come la seta e lineamenti angelici". Il naso storto di Richmodis, le sopracciglia arcuate e gli occhi cerchiati di Maria, la testa rotonda e il naso e mento appuntiti di Jaspar, gli zigomi sporgenti e le sopracciglia cespugliose di Urquhart aiutano molto a focalizzare i personaggi, oltre a dare un minimo di originalità agli stessi.
Ho anche apprezzato i commentini ironici sui personaggi che l'autore ha disseminato per il libro.




In conclusione
Il libro si attesta ad un livello molto prossimo alla sufficienza. Per me non la raggiunge, ma per qualcun altro magari potrebbe.
Potrei dare una seconda possibilità all'autore, tenendo conto che Il Diaulo Nella Cattedrale è stato il suo romanzo di esordio, e che il romanzo con il quale è salito alla ribalta è arrivato dopo quasi 10 anni: un tempo sufficiente a smorzare i difetti, a patto che si voglia effettivamente farlo.



Come di consueto, una frase per descrivere il libro:
Sarebbe stato meglio se Urquhart avesse lasciato perdere il Rosso.
Perché è esattamente così, peccato che l'Alleanza ci arrivi centinaia di pagine dopo il lettore...








Tre Jonjon, per i Deus Ex Machina, le azioni illogiche dei personaggi e l'assurdità delle scene.







Per me è da buttare, ma  a qualcuno potrebbe piacere. Personalmente non lo consiglio affatto.



















3 commenti:

  1. Oh, bet, non è il romanzo peggiore che ti sia ritrovato alla fine. Probabilmente va bene proprio perché è il romanzo d'esordio, sebbene il finale faccia schifo.
    Voglio solo aggiungere questo:Sarebbe stato meglio se Urquhart avesse lasciato perdere il Rosso.
    Alla prossima!

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    1. No, non è assolutamente il peggiore, però non è neanche buono come la svergognata pubblicità ricevuta vorrebbe far credere. Un romanzo tanto decantato mi aspetto come minimo che sia decente, non dico buono ma decente. Purtroppo questo non lo è.

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  2. hey...!
    ti segnalo di averti spedito una mail all'indirizzo riportato in questo sito, nel caso in cui loggassi più frequentemente qui che non nella casella di posta.

    evaporo!
    ivan

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